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La natura del primordio non ammette classi E il sovverso crebbe lento nella critica prassi Io mi innalzerei, immolando dei Sulle logiche che in Diogene trassi Il Cerbero padre dell'Ade generò figli senza vergogne Peripatetica corte pose la morte sulle sue insegne Crebbe forzuto negli anni forzando recinti di forgia ateniese Distrusse tabuiche sostanze figliando consigli che Cratete intese Decuplica effetti a lui cari fornendo tettoie e ripari a coscienze Patetico regno dei morti parrebbe posticcio ponendo parvenze Il tempo ricusa chi accusa, prefigge ed infligge se per Demonatte Sono i mercanti che ingrassano a forza i loro più grossi porcelli da latte Ritenne pagani contenti gaudenti di intenti e potenti franchigie Sostenne onanismo e invettiva teorici elogi delle callipigie Putiferofomentatori: la vita e la morte non furono più cruccio Strutture cresciute a feticcio, cresciute per forza di impiccio Meta che diede mai noia fu usare mannaia sul pel Leviatano S'agghinda d'orpelli e gioielli l'infausto sovrano che perde il suo trono Astanti scherniti e puniti da chi adora miti già morti nel senso Pragmatico altare prepara già bare sfruttando ragioni fungenti ad incenso I servi cantavano strofe sagaci, storie salaci conobbero i Traci L'ingrato Aristotele meritò feci rendendo infelici i più cinici greci Io so che il piacere tradisce promesse, la storia che disfa ciò che il mondo tesse Ma in Sinope visse chi disse e corresse che fesse appagasse chi appena potesse La natura cresce dentro all'istinto, il sentiero va da Atene a Corinto Di pastori non ne urgo, la saliva del demiurgo lavo e purgo nel cinismo convinto; Anacoretoretoricotopica lacera critica d'anomalia Barbelognostica via, Giocasta e la sua fantasia Emancipa l'etica l'ottica ludica pelvica l'attica
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